La storia dei territori che fanno parte degli Stati Uniti d'America ebbe inizio ben prima della data convenzionale del 4 luglio 1776, quando fu votato l'atto di nascita degli Stati Uniti d'America dai delegati al Secondo congresso continentale.
Abitato già 40.000 anni fa, toccato dalle spedizioni dei vichinghi, il territorio in questione fu probabilmente toccato nuovamente da esploratori europei nel 1513, durante una spedizione guidata da Juan Ponce de León. Gli esploratori e coloni europei successivamente approdati sul continente nordamericano incontrarono numerose popolazioni di nativi americani (denominati poi impropriamente indiani o indiani d'America), che vennero poi decimati nel corso della colonizzazione promossa da varie potenze europee cui parteciparono, tra gli altri, britannici, francesi, olandesi e spagnoli.
La Dichiarazione di indipendenza, scritta da Thomas Jefferson, fu ratificata il 4 luglio 1776, nel pieno della Guerra d'indipendenza americana appena due giorni dopo l'approvazione all'unanimità della risoluzione del delegato Richard Henry Lee che recitava fra l'altro: "queste Colonie Unite sono, e debbono essere di diritto, stati liberi e indipendenti"[1].
Dopo la vittoria sulla madrepatria, gli Stati Uniti si allargarono ad ovest, dovendo fronteggiare anche una sanguinosa guerra civile. Completata la conquista dell'attuale territorio, la federazione divenne una potenza economica e politica mondiale, rafforzandosi notevolmente dopo la seconda guerra mondiale e ancora di più dopo la fine della guerra fredda.